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mercoledì 9 luglio 2025

L’illusione dell’apprendimento automatico


 

La vera minaccia dell’intelligenza artificiale all’educazione

Cari lettori,

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale generativa è stata accolta con particolare entusiasmo dagli studenti. Indagini condotte di recente hanno mostrato che una larga percentuale di studenti delle scuole superiori e universitarie utilizza regolarmente chatbot per svolgere i compiti. L’adozione dell’IA nel contesto educativo sta avvenendo con una rapidità che non si vedeva dai tempi dell’introduzione di strumenti come la calcolatrice.

Questo fenomeno ha suscitato preoccupazioni nel mondo dell’istruzione. Il rischio non risiede semplicemente nella possibilità di copiare i compiti, ma in una minaccia più profonda: la disattivazione dei processi di apprendimento.

Per comprendere l’impatto reale dell’automazione sullo sviluppo delle competenze, è utile considerare tre scenari osservati nei processi di sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine:

  1. L’automazione migliora le abilità esistenti.
  2. L’automazione causa un decadimento delle abilità.
  3. L’automazione impedisce lo sviluppo delle abilità stesse.

Lo scenario dipende dal livello di padronanza che una persona possiede al momento dell’introduzione della tecnologia. Se l’utente ha già acquisito un buon livello di competenza, la macchina può fungere da supporto, alleggerendo compiti ripetitivi e permettendo di concentrarsi su attività più complesse. Tuttavia, in settori dove le abilità richiedono esercizio continuo – come accade per molte attività pratiche e cognitive – l’automazione può causare una perdita di capacità.

Il terzo scenario è il più dannoso: quando l’automazione entra in gioco prima che l’abilità sia stata realmente acquisita. In questo caso, l’esperienza diretta non si sviluppa mai. È ciò che avvenne, per esempio, durante i primi stadi della meccanizzazione industriale, quando il lavoro artigianale fu sostituito da operazioni automatizzate, riducendo drasticamente le competenze richieste agli operatori.

Nel caso dell’istruzione, l’uso precoce dell’IA generativa da parte di studenti per leggere testi, sintetizzare informazioni o redigere elaborati scritti, rappresenta proprio questo scenario. Automatizzare l’apprendimento significa spesso cancellarlo.

A differenza di un mestiere manuale, l’apprendimento non è una competenza statica da raggiungere e possedere. È un processo continuo che richiede sforzo: leggere criticamente, riflettere, argomentare, scrivere. Il valore educativo di un compito non risiede tanto nel prodotto finale, ma nell’impegno cognitivo che porta a quel prodotto.

L’IA generativa consente agli studenti di produrre elaborati o risposte senza attraversare realmente quel processo. Riassunti semplificati, tesi preconfezionate, argomentazioni automatiche: il risultato può sembrare accurato, ma è vuoto di esperienza formativa. Non si tratta più di uno strumento di supporto, ma di una scorciatoia che cancella il percorso dell’apprendimento.

Il problema non si limita alla scrittura. Studi recenti indicano che anche nell’ambito matematico, l’uso continuativo dell’IA migliora i risultati apparenti, ma riduce la capacità reale di affrontare compiti in autonomia. Senza accesso alla tecnologia, gli studenti che prima sembravano migliorati mostrano prestazioni inferiori rispetto a chi non ne ha mai fatto uso.

Questa dinamica genera una contraddizione profonda: per usare efficacemente l’IA, serve una comprensione di base dell’argomento. Ma proprio questa comprensione è ciò che l’uso precoce dell’IA impedisce di sviluppare. La dequalificazione, così, non riguarda solo la materia di studio, ma anche la capacità stessa di utilizzare la tecnologia in modo critico.

Un effetto secondario, ma significativo, è l’erosione della motivazione. Alcuni studenti iniziano a percepire la dipendenza dall’IA come una condizione inevitabile, e questo genera frustrazione, senso di inadeguatezza e perdita del significato del proprio percorso educativo.

Frasi come “non riesco più a studiare senza l’aiuto dell’IA” o “so che non sto imparando nulla, ma non riesco a smettere di usarla” sono sempre più frequenti. Non si tratta più solo di cheating: è l’IA che inganna lo studente, offrendogli una parvenza di successo priva di sostanza formativa.

In conclusione, l’intelligenza artificiale può rappresentare un’opportunità solo se integrata in un processo educativo fondato sull’esperienza attiva, sulla riflessione e sul pensiero critico. Se invece viene usata per aggirare l’apprendimento, rischia di privare intere generazioni degli strumenti fondamentali per comprendere il mondo e se stessi.

A presto!

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