Cari lettori,
c'è una generazione che vive connessa, ma non sempre compresa.
Una generazione che, anche online, cerca sollievo, confronto, accettazione. Ma non tutti i ragazzi vivono il mondo digitale allo stesso modo.
Chi affronta ansia, tristezza o pensieri cupi non usa i social come gli altri. Passa più tempo online, sì, ma non per sentirsi meglio. Anzi. Il confronto con le vite “perfette” degli altri può diventare una gabbia. I commenti negativi, un macigno. I like mancati, una misura sbagliata del proprio valore.
Questi adolescenti spesso non riescono a smettere di scrollare, anche quando li fa stare peggio.
E non perché non vogliano. Ma perché, dentro, c'è un bisogno profondo: quello di sentirsi visti, ascoltati, capiti.
👉 È qui che famiglie, educatori e adulti possono fare la differenza. Non con giudizi o proibizioni, ma con ascolto, cura e presenza vera.
Perché dietro a uno schermo c’è sempre una persona. E alcune, più di altre, hanno bisogno di aiuto per trovare la propria voce anche fuori dal digitale.
Il tempo passato sui social non dice tutto. Ma il modo in cui lo viviamo, sì.
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A presto!
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