mercoledì 30 aprile 2025

I bambini devono tornare a sognare. Ma prima dobbiamo spegnere lo smartphone!

 


Cari lettori,

viviamo nell’era dell’iperconnessione, dove la tecnologia ha preso il posto del silenzio, dell’attesa e perfino dello sguardo. Invece di guardarci negli occhi, ci fotografiamo. Invece di raccontare storie, mandiamo vocali. Ai nostri figli non regaliamo più il tempo, ma tablet, schermi, cuffie e abbonamenti. E crediamo, in buona fede, che tutto questo li renderà felici.

Ma non è così.

Nella società della sovrabbondanza digitale, in cui ogni contenuto è disponibile con un clic, ogni desiderio viene anticipato da un algoritmo e ogni mancanza viene immediatamente colmata da una notifica, i bambini stanno smarrendo la capacità più preziosa che hanno: il desiderare.

Che valore può avere un oggetto – o un’esperienza – se arriva senza attesa? Se non è stato cercato, immaginato, guadagnato con fatica o meraviglia? Che significato ha un video se non è stato trovato con curiosità, o una connessione se non costruita con il tempo e la relazione vera?

Nella corsa a essere produttivi, rapidi e sempre connessi, abbiamo smesso di offrire ai nostri figli una cosa semplice e rivoluzionaria: la presenza reale. E, forse senza accorgercene, abbiamo affidato il nostro ruolo genitoriale alla tecnologia. Intratteniamo i bambini con gli schermi invece di leggere loro una storia. Li calmiamo con i video, invece di abbracciarli. Sostituiamo il dialogo con un clic.

Abbiamo insegnato ai bambini a cliccare, ma non a immaginare. Eppure, il desiderio nasce dalla mancanza. È nell’assenza che si impara l’attesa, la pazienza, la voglia di costruire qualcosa. Ma se ogni secondo libero è occupato da uno schermo, quando imparano ad annoiarsi, ad aspettare, a creare?

Non si tratta di rinnegare la tecnologia. Fa parte della nostra vita. Ma è urgente riportare consapevolezza nel suo utilizzo, soprattutto quando si tratta dei più piccoli. Dobbiamo insegnare loro a non confondere la connessione con l’amore, lo scorrere dei feed con il tempo vissuto, i like con le relazioni vere.

Oggi più che mai, abbiamo il dovere di rallentare, di guardare i nostri figli negli occhi, e offrirgli ciò che nessun dispositivo potrà mai sostituire: la nostra attenzione, il nostro ascolto, il nostro tempo.

Solo così i bambini potranno tornare a sognare.

A immaginare mondi propri. A esplorare la realtà senza bisogno di filtri. A scoprire che la felicità non arriva da uno schermo, ma si costruisce con una carezza, un abbraccio, una storia sussurrata prima di dormire.

Spegniamo gli smartphone. Riaccendiamo la presenza.


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