lunedì 3 marzo 2025

Le aziende Tech fanno profitto dai dati dei giovani, anche quando negano di farlo


 

Cari lettori,

La tecnologia ha permeato ogni aspetto della nostra vita, compresa l’educazione e l’intrattenimento dei più giovani. Tuttavia, dietro le promesse di sicurezza e rispetto della privacy, si cela un’industria che trae profitto dai dati degli utenti, spesso in modi poco trasparenti.Negli ultimi anni, diverse ricerche hanno dimostrato che la maggior parte delle piattaforme e delle app rivolte ai bambini raccoglie e monetizza dati personali, nonostante dichiarino di non vendere informazioni sensibili come nomi, date di nascita o indirizzi. In realtà, il modello di business di molte aziende tecnologiche si basa sulla profilazione e sul tracciamento dell’attività online, sfruttando queste informazioni per generare profitti attraverso la pubblicità mirata e altre strategie commerciali.

Le aziende non vendono direttamente le informazioni personali degli utenti, ma creano profili dettagliati basati sui loro comportamenti online: cosa guardano, su cosa cliccano e per quanto tempo interagiscono con determinati contenuti. Questi profili vengono poi utilizzati per offrire pubblicità personalizzate o venduti a terze parti interessate a raggiungere un pubblico specifico.

Un giovane che utilizza un’app educativa potrebbe inconsapevolmente fornire dati sulle sue preferenze e abitudini digitali, e ritrovarsi poi esposto a pubblicità mirate, notifiche insistenti o suggerimenti di acquisto basati sulle sue interazioni precedenti. Il tracciamento avviene spesso anche al di fuori dell’app stessa, creando una rete invisibile di monitoraggio che segue l’utente da una piattaforma all’altra.

Molte aziende dichiarano di rispettare la privacy e di non vendere i dati degli utenti, ma nei contratti d’uso nascondono clausole che consentono la monetizzazione delle informazioni raccolte. Spesso, le dichiarazioni di tutela della privacy si trovano nelle prime pagine dei termini di servizio, mentre i dettagli sui metodi di monetizzazione emergono solo dopo decine di pagine di testo tecnico e difficilmente comprensibile.

Solo di recente alcune leggi, come il California Consumer Privacy Act, hanno iniziato a regolamentare questa pratica, rendendo illegale per le aziende trarre profitto dal tracciamento online mentre affermano di non vendere dati. Tuttavia, molte piattaforme non si sono ancora adeguate a queste normative.

Cosa Possiamo Fare per Proteggere i Giovani?

Davanti a questa realtà, è fondamentale adottare strategie per proteggere la privacy dei più piccoli e garantire un uso più etico della tecnologia:

  •  Maggior consapevolezza – Comprendere come funzionano le piattaforme e quali dati vengono raccolti.
  •  Utilizzare impostazioni di privacy avanzate – Disabilitare il tracciamento e limitare la condivisione di informazioni personali.
  •  Richiedere trasparenza – Gli educatori e i genitori dovrebbero pretendere che le aziende siano chiare sulle loro politiche di raccolta dati.
  •  Adottare strumenti alternativi – Scegliere piattaforme che rispettano realmente la privacy degli utenti e offrono garanzie concrete.

Le leggi stanno cambiando, ma le aziende non sono ancora trasparenti. È tempo di mettere la protezione della privacy dei giovani al centro del dibattito e di pretendere maggiore responsabilità da parte delle big tech.

A presto!

Nessun commento:

Posta un commento

Posta un commento

I giovani e l’ASMR: una fuga dalla realtà o un nuovo modo di gestire lo stress?

 Cari lettori, Negli ultimi anni, i video ASMR hanno guadagnato una popolarità straordinaria tra i giovani adulti. Su piattaforme come YouTu...