Cari lettori,
Perché è così importante dare più libertà e indipendenza ai bambini delle nostre città…

Ero una bambina degli anni ’80, con tutta la libertà che questa affermazione implica. Quando avevo dieci anni, potevo uscire di casa per andare a giocare con gli amici del quartiere la mattina del fine settimana o nei giorni feriali dopo la scuola. Ci muovevamo liberamente tra le case vicine; se volevo fermarmi da qualche amica per cena o uscire più a lungo, chiamavo mia madre da un telefono a gettoni. Poi tornavo a giocare e mia madre poteva tornare alle sue attività. Ed eravamo felici.
Ma chiedetelo a qualsiasi genitore nel 2025: tentare di ricreare questa situazione, che all’epoca era sia gloriosa che del tutto insignificante, richiede davvero un po’ di impegno, a partire dall’ovvio: non ci sono più i telefoni a gettoni e quelli di casa. All’inizio ero preoccupata per l’impatto di laptop, YouTube, videogiochi e dell’era high-tech sulla crescita di mia figlia, ma non avevo mai davvero riflettuto su come tutto questo stesse limitando anche il suo diritto alla spensieratezza e il mio. Una volta realizzato, non sono più riuscita a smettere di pensarci.
“Tutto questo presunto progresso ha tolto ai ragazzi il controllo sulla propria vita. E cosa abbiamo fatto? Gli abbiamo semplicemente messo in mano uno smartphone. Poi, come per magia, ci accorgiamo del problema e cerchiamo soluzioni per allontanarli dagli schermi e riportarli a giocare nel mondo reale.”

Ora, i bambini trascorrono sempre più tempo davanti agli schermi. Invece di esplorare il quartiere, scoprire il mondo con i propri occhi, si immergono nei feed di TikTok, nei video su YouTube, nei giochi online, in un universo filtrato dagli algoritmi. E il risultato? Un aumento preoccupante di ansia, depressione e isolamento sociale nei giovani. La Gen Z, cresciuta nell’era degli smartphone, mostra un’avversione maggiore al rischio, meno amicizie, più timidezza. Escono meno, lavorano meno e, in molti casi, sono meno indipendenti delle generazioni precedenti.
Il problema non è solo la diffusione di un’infanzia digitale, dominata da tablet e smartphone fin dalla più tenera età. Il problema è anche la società che abbiamo costruito intorno a loro: una società iperprotettiva che ha tolto ai bambini l’opportunità di crescere affrontando sfide reali. Hanno bisogno di poter esplorare, giocare, prendere decisioni, assumersi rischi e responsabilità, costruire amicizie… tutto senza che un adulto sia costantemente presente con uno smartphone in mano a monitorarli o a intervenire.
Devono essere liberati. Ma… come?
È facile dipingere i “genitori di oggi” con un pennello largo, immaginandoli tutti iperprotettivi, iper coinvolti e sempre pronti a risolvere ogni problema dei figli, come nelle serie TV. In realtà, pochi genitori corrispondono davvero a questo stereotipo. Piuttosto, molti si trovano ad affrontare difficoltà concrete: c’è chi non può lasciare che i propri figli escano da soli per via della crescente insicurezza nei quartieri e chi, al contrario, è costretto a concedere loro autonomia perché non può permettersi un asilo nido o un doposcuola.
Non si tratta semplicemente di un eccesso di apprensione o, al contrario, di lassismo. Sappiamo da tempo quanto siano fondamentali l’indipendenza, la responsabilità e la libertà nel percorso di crescita di un bambino. Ce lo sentiamo ripetere ovunque: bisogna lasciarli giocare di più, spingerli a prendersi dei rischi, incoraggiare l’autonomia. Ma il vero problema non è solo l’iperprotezione: è il mondo che abbiamo costruito attorno a loro.

Non si tratta di un generico “grande mondo spaventoso”, ma di una realtà in cui, paradossalmente, abbiamo progressivamente tolto ai bambini spazi e opportunità di crescita autonoma. Li abbiamo chiusi in casa con gli smartphone mentre fuori le città sono sempre più inospitali: i centri commerciali vietano l’accesso agli adolescenti, i parchi giochi sono diventati luoghi deserti o insicuri, i centri ricreativi sono autofinanziati e senza personale. E, soprattutto, le nostre città sono progettate per le automobili, non per le persone.
Così, mentre la realtà si fa più ostile e limitante, il mondo digitale appare come un rifugio sicuro. Ma a quale prezzo? Il digitale cattura i ragazzi con l’illusione della libertà, mentre la vita reale li dimentica, privandoli di esperienze autentiche, relazioni profonde e della capacità di affrontare il mondo. Crescono connessi a tutto, ma scollegati da sé stessi.
Noi diIostaccolaspinavogliamo proporre delle soluzioni per un’infanzia più libera e felice:
- Rendere le città più sicure e a misura di bambino La cosa che mi preoccupa di più quando mia figlia va da sola a scuola non è solo la criminalità, ma il traffico. Un attimo di distrazione sua o di un automobilista al cellulare potrebbe essere fatale. Le nostre città sono state progettate per le auto, non per le persone, e questo deve cambiare. Serve un impegno concreto per rallentare il traffico, creare zone pedonali sicure, piste ciclabili e attraversamenti protetti.
- Creare spazi per il gioco indipendente In Francia, a Le Terrain d’Aventure, i bambini dai 7 ai 12 anni possono giocare liberamente, senza la supervisione diretta dei genitori, ma con la presenza di educatori. Gli adulti non sono ammessi. È un modello che dovremmo replicare. Anche IKEA ha creato un’area giochi in cui i genitori possono lasciare i bambini mentre fanno acquisti: perché non pensare a spazi simili nelle nostre città?
- Investire nei centri ricreativi Troppi centri giovanili sono autofinanziati e poco attrattivi. Dovrebbero essere spazi sicuri, accoglienti, ben illuminati, con aree gioco, attrezzature sportive, sale studio e laboratori creativi. Luoghi in cui i ragazzi possano socializzare senza dover essere incollati a uno schermo.
- Rendere le città più vivibili e accessibili L’idea di un “quartiere da 15 minuti“, dove tutto è raggiungibile a piedi o in bici, è fondamentale per dare ai bambini più libertà. Se ci fosse una biblioteca, un mercato, una scuola e un parco vicino, ci sarebbe meno bisogno di accompagnarli ovunque in auto, e potrebbero sperimentare una maggiore autonomia.
- Costruire una comunità più connessa Quando ero bambina, i vicini si conoscevano. C’era sempre qualcuno che teneva d’occhio noi bambini senza che fosse necessario un gruppo WhatsApp per organizzare ogni uscita. Parlare con i vicini, creare una rete di supporto tra genitori, aiuta a restituire ai bambini la libertà che abbiamo perso.

Non esiste una soluzione unica. Ma se vogliamo crescere bambini più felici, dobbiamo renderci conto che la libertà non si conquista solo con le belle intenzioni: servono azioni concrete, scelte urbanistiche intelligenti e un cambiamento di mentalità collettivo.
Il mondo digitale continuerà a evolversi, gli smartphone saranno sempre più integrati nella nostra vita, ma se non diamo ai nostri figli spazi reali in cui muoversi, giocare, esplorare, rischiamo di condannarli a un’infanzia sempre più virtuale. E un’infanzia virtuale, per quanto sicura possa sembrare, non sarà mai all’altezza di quella reale.
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